
Servizio di microraccolta rifiuti: come funziona e perché sceglierlo
Il servizio di microraccolta rifiuti rappresenta una soluzione pratica ed efficace per le aziende che producono quantità limitate di rifiuti speciali, consentendo loro di adempiere agli obblighi normativi in modo semplice e sicuro. La gestione dei rifiuti speciali è una questione cruciale per molte attività produttive e commerciali e un’errata gestione non solo può comportare sanzioni amministrative, ma anche danni ambientali significativi. In questo articolo, analizzeremo a chi si rivolge la microraccolta rifiuti, quali tipologie di rifiuti vengono gestite, il funzionamento del servizio e il quadro normativo di riferimento.A chi si rivolge il servizio di microraccolta rifiuti?Il servizio di microraccolta rifiuti è pensato per tutte le attività che generano quantità ridotte di rifiuti speciali e necessitano di un servizio di smaltimento conforme alle normative vigenti. Tra le principali categorie di aziende che possono usufruire della microraccolta troviamo:studi medici, odontoiatrici e veterinari: produzione di rifiuti sanitari pericolosi e non pericolosi;officine meccaniche e carrozzerie: oli esausti, batterie, solventi, vernici e altri rifiuti pericolosi;parrucchieri, centri estetici e saloni di bellezza: prodotti cosmetici scaduti, contenitori di sostanze chimiche e altri materiali di scarto;laboratori artigianali e industriali: scarti di produzione, residui di sostanze chimiche, solventi; aziende alimentari e della ristorazione: oli vegetali esausti, rifiuti organici e imballaggi contaminati.Grazie alla microraccolta, anche le piccole e medie imprese possono gestire correttamente i propri rifiuti speciali senza dover investire in infrastrutture complesse o occuparsi direttamente della logistica dello smaltimento.Quali rifiuti vengono raccoltiIl servizio di microraccolta rifiuti copre una vasta gamma di materiali classificati come speciali, tra cui:rifiuti sanitari e farmaceutici: aghi, siringhe, garze, farmaci scaduti;oli esausti e solventi: derivati da lavorazioni industriali, meccaniche o alimentari;vernici, inchiostri e toner: spesso contenenti sostanze chimiche nocive per l’ambiente;batterie e accumulatori: altamente inquinanti se non smaltiti correttamente;rifiuti elettronici (RAEE): componenti elettronici, hardware obsoleti;materiali contenenti amianto o altre sostanze pericolose: richiedono trattamenti specifici per essere smaltiti in sicurezza.La corretta separazione e raccolta di questi rifiuti è fondamentale per garantire uno smaltimento adeguato e ridurre il rischio di contaminazione ambientale.Come funziona la microraccolta di rifiutiIl processo di microraccolta rifiuti è strutturato per garantire massima efficienza e conformità normativa. Le fasi principali comprendono:analisi e classificazione dei rifiuti - identificazione della tipologia di rifiuto in base alla normativa vigente (D.Lgs. 152/2006);fornitura di contenitori idonei - consegna di appositi contenitori omologati per lo stoccaggio temporaneo in azienda;programmazione del ritiro - il servizio prevede un calendario di raccolta personalizzato in base alle esigenze dell’azienda;trasporto in sicurezza - i rifiuti vengono trasportati presso impianti autorizzati per il trattamento e lo smaltimento;tracciabilità e certificazione - rilascio della documentazione obbligatoria (FIR - Formulari di Identificazione Rifiuti) per attestare il corretto smaltimento.Normative e obblighi per le aziendeLa gestione dei rifiuti speciali è regolata da precise normative che impongono alle aziende specifici obblighi per evitare sanzioni e garantire la tutela ambientale. Il principale riferimento normativo è il D.Lgs. 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale, che disciplina la gestione, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. Inoltre, per il trasporto di rifiuti pericolosi, le aziende devono attenersi alle disposizioni dell’ADR, l’accordo europeo che regola il trasporto di merci pericolose su strada per minimizzare i rischi ambientali e sanitari. Tra gli obblighi burocratici più rilevanti vi sono la tenuta del registro di carico e scarico rifiuti, che documenta la produzione e lo smaltimento, e l’utilizzo dei Formulari Identificativi dei Rifiuti (FIR), documenti obbligatori che accompagnano i rifiuti fino all’impianto di destinazione. Il mancato rispetto di queste normative può comportare sanzioni amministrative e penali, oltre a gravi danni d’immagine per l’azienda.La microraccolta rifiuti rappresenta una soluzione intelligente e sostenibile per le imprese che necessitano di uno smaltimento sicuro ed efficiente. Affidarsi a un servizio professionale di microraccolta come quello di Arcobaleno Servizi garantisce il rispetto delle normative ambientali e una gestione sicura dei rifiuti: contattaci per informazioni!
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Compilazione MUD 2025: guida completa per le aziende e professionisti
Il Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD) rappresenta un obbligo fondamentale per aziende ed enti che producono e gestiscono rifiuti. La compilazione MUD 2025 nei tempi stabiliti è essenziale per evitare sanzioni e garantire il rispetto delle normative ambientali.In questo articolo vedremo cos'è il MUD, chi è obbligato a compilarlo e le scadenze per la presentazione.Cos’è il MUD?Il MUD è il documento con cui imprese ed enti comunicano annualmente le quantità e le caratteristiche dei rifiuti prodotti, trasportati, smaltiti o avviati a recupero nell'anno precedente.Si tratta di uno strumento fondamentale per il monitoraggio della gestione dei rifiuti e per garantire la tracciabilità e il rispetto delle norme ambientali vigenti.Il MUD si compone di diverse sezioni, tra cui:Comunicazione rifiuti: destinata ai produttori e gestori di rifiuti.Comunicazione veicoli fuori uso: per chi gestisce veicoli a fine vita.Comunicazione RAEE: relativa ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.Comunicazione imballaggi: per i consorzi e le aziende coinvolte nel riciclo.Chi è obbligato a compilare il MUDLa compilazione del MUD è obbligatoria per determinate categorie di soggetti. In particolare, devono presentarlo:Produttori iniziali di rifiuti pericolosiTutte le aziende e gli enti che producono rifiuti classificati come pericolosi sono obbligati a compilare il MUD. Questo include industrie chimiche, ospedali, laboratori, carrozzerie e molte altre attività.Produttori iniziali di rifiuti non pericolosiL'obbligo riguarda anche le aziende con più di dieci dipendenti che producono rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali e artigianali, attività di recupero e smaltimento di rifiuti e fanghi da trattamenti delle acque e potabilizzazione.Operatori della gestione dei rifiutiSono obbligati alla dichiarazione anche:le imprese che effettuano raccolta e trasporto di rifiuti per conto terzi;gli intermediari e commercianti di rifiuti senza detenzione;le aziende che si occupano di smaltimento e recupero;i consorzi per il recupero di materiali specifici, come plastica e carta.Alcune categorie, come le imprese agricole con determinati limiti di produzione e le attività per la cura della persona come i parrucchieri potrebbero essere esentate. Per verificare il proprio obbligo, è consigliabile consultare la normativa aggiornata e chiedere la consulenza di esperti del settore come Arcobaleno Servizi.Le scadenze per la presentazione MUD 2025La scadenza ufficiale per la presentazione del MUD 2025 è fissata a oggi per il 30 aprile 2025, salvo proroghe. Se, dopo aver inviato il MUD, si rendesse necessario modificarlo, non è possibile apportare correzioni direttamente sul documento già trasmesso. Sarà invece necessario presentare un nuovo MUD corretto, seguendo la stessa procedura di invio e indicando chiaramente che si tratta di una modifica rispetto alla dichiarazione precedente.Le conseguenze del ritardo nella presentazione prevedono, per un ritardo fino a 60 giorni, una sanzione amministrativa ridotta che varia da 26 a 160 euro, mentre per ritardi superiori ai 60 giorni la sanzione è più elevata e può raggiungere fino a 15.500 euro.La compilazione del MUD 2025 è un obbligo fondamentale per molte aziende e professionisti. Con le nuove regole sull'accesso ai portali e le possibili modifiche nei modelli, è essenziale prepararsi con largo anticipo per evitare errori o sanzioni: contatta Arcobaleno Servizi per una consulenza personalizzata.
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Piano Gestione Solventi lavanderie: obblighi e scadenze
Le lavanderie industriali che utilizzano solventi chimici sono soggette a normative stringenti per limitare l’impatto ambientale e garantire un utilizzo responsabile delle sostanze chimiche. Il Piano Gestione Solventi (PGS) rappresenta un elemento chiave per monitorare e ridurre le emissioni nocive, assicurando il rispetto delle normative in vigore. In questo articolo approfondiremo l'importanza del PGS, i suoi componenti essenziali e le scadenze da rispettare.Che cos’è il Piano Gestione SolventiIl Piano Gestione Solventi (PGS) è un documento obbligatorio per le lavanderie industriali e tintorie che utilizzano solventi chimici nei propri processi di lavaggio a secco. Il piano serve a monitorare e ridurre l’emissione di sostanze volatili nocive nell’ambiente, garantendo il rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza e sostenibilità ambientale.L’obiettivo principale del PGS è controllare l’uso dei prodotti chimici per lavanderie, limitando la dispersione di composti organici volatili (COV) e adottando misure per migliorare l’efficienza dei macchinari e delle procedure di lavorazione.Gli impatti ambientali delle lavanderieLe lavanderie industriali che impiegano solventi chimici possono avere un impatto significativo sull’ambiente se non adottano misure di contenimento adeguate. Tra i principali effetti negativi troviamo:emissione di COV: i solventi utilizzati nelle lavanderie possono evaporare e contribuire all’inquinamento atmosferico;rifiuti pericolosi: i fanghi e i residui chimici generati devono essere smaltiti correttamente per evitare contaminazioni del suolo e delle acque.Per mitigare questi effetti, il Piano Gestione Solventi prevede una serie di misure per il contenimento e la riduzione dell’uso di sostanze chimiche, favorendo pratiche più sostenibili.Principali componenti di un Piano Gestione Solventi Il PGS si compone di diverse sezioni fondamentali, tra cui:Monitoraggio dell'uso dei solventi: registrazione della quantità di solventi impiegati, recuperati e smaltiti.Misure di riduzione delle emissioni: installazione di filtri e sistemi di recupero per minimizzare la dispersione dei COV.Gestione dei rifiuti pericolosi: protocolli per la raccolta e lo smaltimento sicuro dei residui chimici.Manutenzione e verifica periodica: controllo e taratura degli impianti per garantire l'efficienza operativa e il rispetto dei limiti di emissione.Formazione del personale: programmi di aggiornamento per gli operatori sulle normative e sulle migliori pratiche per la riduzione dell’impatto ambientale.Scadenze e obblighi periodici del piano di gestione solventiLe lavanderie che utilizzano solventi chimici devono rispettare precise scadenze e obblighi normativi per garantire la conformità alle leggi ambientali. Tra i principali adempimenti troviamo:Redazione del PGS - il piano deve essere predisposto e aggiornato periodicamente in base alle normative regionali e nazionali entro il 30 aprile di ogni anno.Verifiche ispettive - le autorità competenti possono effettuare controlli per verificare l'attuazione del piano e il rispetto delle normative ambientali.Manutenzione ordinaria - gli impianti devono essere controllati regolarmente per evitare perdite e dispersioni di solventi nell’ambiente.Formazione continua - il personale deve essere aggiornato su nuove tecnologie e metodologie per una gestione sostenibile dei solventi.L'adozione di un Piano Gestione Solventi efficace permette alle lavanderie di ridurre il proprio impatto ambientale, migliorare l'efficienza operativa e rimanere conformi alle normative vigenti. La corretta gestione dei prodotti chimici per lavanderie non solo tutela l'ambiente, ma garantisce anche una maggiore sicurezza per i lavoratori e per la comunità circostante. Se la tua lavanderia necessita di supporto nella redazione o nell'aggiornamento del Piano Gestione Solventi, Arcobaleno Servizi offre soluzioni su misura. Contattaci per una consulenza personalizzata.
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Registro carico scarico dei rifiuti: tutto ciò che c’è da sapere per una corretta gestione dei rifiuti in azienda
La gestione dei rifiuti in azienda è una parte fondamentale per garantire il rispetto dell’ambiente e le normative vigenti. Uno degli strumenti più importanti in questo processo è il registro carico scarico dei rifiuti, un documento che raccoglie tutte le informazioni relative alla movimentazione dei rifiuti prodotti da un'impresa. In questo articolo, esploreremo cos'è, chi è tenuto a compilarlo, come farlo correttamente, le novità in merito al registro digitale e quali sono le sanzioni in caso di negligenza.Cos’è il registro carico scarico dei rifiuti? Il registro carico scarico dei rifiuti è un documento obbligatorio per tutte le aziende che producono, gestiscono o smaltiscono rifiuti. La sua funzione principale è quella di tracciare ogni fase del processo di gestione dei rifiuti, dal momento in cui vengono prodotti fino al loro smaltimento finale. Questo registro serve a garantire la trasparenza e la tracciabilità delle operazioni di gestione rifiuti, aiutando anche a prevenire la gestione illecita degli stessi.Nel registro rifiuti vengono annotati dettagli come il tipo di rifiuto, la quantità, la data di smaltimento o recupero. È fondamentale che tutte le informazioni siano corrette e aggiornate, per non incorrere in sanzioni.Chi è tenuto a compilare il registroCome già accennato, l'obbligo di compilare il registro carico scarico rifiuti riguarda tutte le imprese che producono o gestiscono rifiuti. Questo include, ma non si limita a, aziende che:operano nel settore industriale e commerciale;eseguono lavori di costruzione o ristrutturazione;gestiscono impianti di trattamento rifiuti;commerciano materiali usati o di scarto.Anche le imprese che operano nel settore della sanità, della ristorazione e altre attività con una produzione rilevante di rifiuti devono dotarsi di questo strumento per adempiere alla normativa in materia di smaltimento rifiuti.Cambiamenti normativi in arrivo: dal registro cartaceo a quello digitaleA partire dal 13 febbraio 2025, tutte le aziende sono tenute a utilizzare un nuovo modello di registro cronologico di carico e scarico cartaceo. Questo registro deve essere vidimato presso le CCIAA territorialmente competenti. Una volta iscritti al RENTRI (Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti), le aziende saranno obbligate a passare al registro carico scarico digitale, eliminando progressivamente l’uso del registro cartaceo.È fondamentale che le imprese si preparino per tempo a questa transizione, assicurandosi di adottare le nuove modalità previste dalla normativa.Come compilare il registro carico scarico dei rifiutiLa compilazione del registro carico scarico rifiuti deve essere fatta con attenzione, seguendo una serie di indicazioni previste dalla normativa. Ogni movimento di rifiuti (carico o scarico) deve essere registrato in modo dettagliato, indicando:il codice e la descrizione del rifiuto secondo la classificazione EER (Elenco Europeo Rifiuti) obbligatoria solo per i codici che finiscono con le cifre 99la quantità di rifiuti (in kg o tonnellate);la data dell’operazione di scarico;le caratteristiche di pericolo;il tipo di smaltimento (recupero, smaltimento, etc.);eventuali documenti di accompagnamento (ad esempio il formulario di trasporto rifiuti).Sanzioni e conseguenze per la mancata tenuta del registroNon compilare correttamente il registro smaltimento rifiuti o non tenere il registro aggiornato può portare a serie conseguenze. Le sanzioni per la mancata tenuta del registro o per la sua gestione non conforme possono includere:multa per l’azienda;confisca dei rifiuti;procedimenti penali per smaltimento illecito di rifiuti.Per evitare problemi legali e rispondere correttamente agli obblighi normativi, è cruciale mantenere sempre il registro aggiornato e in linea con le normative locali e nazionali. Affidati a esperti del settore come Arcobaleno ServiziGestire correttamente il registro carico scarico rifiuti richiede competenza e attenzione. Affidarsi a esperti del settore, come Arcobaleno Servizi, può garantire che la gestione dei rifiuti in azienda avvenga nel rispetto delle normative. Grazie alla nostra esperienza, possiamo supportarti nella corretta compilazione del registro e nella transizione verso il registro digitale.Contattaci per maggiori informazioni e per scoprire come possiamo semplificare la gestione dei tuoi rifiuti aziendali.
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RENTRI: guida al Registro Elettronico per la Tracciabilità dei Rifiuti
Il RENTRI rappresenta un passo decisivo verso la digitalizzazione e sostenibilità nella gestione dei rifiuti. Creato per migliorare il monitoraggio e la trasparenza, il sistema è gestito dal Ministero dell’Ambiente (MASE), attraverso la piattaforma telematica ANGA, che interconnette operatori e dati. Questo strumento è essenziale per chi gestisce rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi e garantisce una maggiore efficienza e conformità normativa.In questo articolo scopriremo tutto sul RENTRI: esamineremo cosa significa, chi è obbligato a iscriversi, le scadenze previste per l’adeguamento e i principali vantaggi di questa piattaforma. Cosa significa RENTRIL’acronimo RENTRI, Registro Elettronico per la Tracciabilità dei Rifiuti, evidenzia la digitalizzazione nella gestione ambientale. Semplificando i processi burocratici, il sistema integra due sezioni:Sezione anagrafica: contiene i dati dei soggetti iscritti, come autorizzazioni e sedi operative;Sezione tracciabilità: raccoglie informazioni sui registri di carico/scarico e il percorso dei mezzi che trasportano rifiuti speciali pericolosi.Grazie a questa struttura, il RENTRI sostituisce progressivamente i modelli cartacei con un sistema interattivo, riducendo errori e favorendo una gestione sostenibile dei rifiuti.Chi è obbligato a iscriversi al registro?A partire da dicembre 2024, l’iscrizione al RENTRI è obbligatoria per specifiche categorie di soggetti coinvolti nella gestione dei rifiuti, in linea con la normativa ambientale. Tra questi:Enti e imprese che trattano rifiuti, come impianti di smaltimento e recupero.Produttori di rifiuti pericolosi, che devono garantire il tracciamento del ciclo di smaltimento.Trasportatori professionali di rifiuti pericolosi, oltre a commercianti e intermediari che operano nel settore.Consorzi specializzati nel recupero e riciclaggio di specifiche tipologie di rifiuti.Produttori di rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali o attività correlate, come il trattamento di fanghi o rifiuti da depurazione.Queste categorie includono soggetti definiti dall’articolo 189 del D.Lgs. 152/2006. Tuttavia, l’iscrizione al RENTRI è aperta anche a titolo volontario per aziende che, pur non obbligate, desiderano aderire per migliorare la gestione ambientale e garantire maggiore trasparenza nelle proprie attività.Con questo approccio, il RENTRI punta a creare un sistema completo di tracciabilità, coinvolgendo sia operatori obbligati sia imprese che scelgono di partecipare attivamente alla sostenibilità del ciclo dei rifiuti.Chi è esente dall’iscrizione?Sono esentati dall’obbligo di iscrizione al RENTRI:imprese ed enti con 10 o meno dipendenti che producono rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali, fanghi di depurazione e acque reflue, fosse settiche e fognarie;imprese di demolizione e costruzione (solo per rifiuti non pericolosi);imprese di commercio o servizio (solo per rifiuti non pericolosi);imprenditori agricoli che non producono rifiuti pericolosi.Tali soggetti devono comunque tenere il Registro Rifiuti cartaceo e, dal 13 febbraio 2025, vidimare digitalmente il Formulario tramite RENTRI.Scadenze e tempi di adesioneL’iscrizione al RENTRI seguirà un calendario progressivo, che tiene conto della dimensione delle aziende e del tipo di attività svolta.Dal 15 dicembre 2024 al 13 febbraio 2025: obbligo per enti o imprese con oltre 50 dipendenti e tutti i soggetti che non sono produttori iniziali di rifiuti.Dal 15 giugno 2025 al 14 agosto 2025: obbligo per enti o imprese con più di 10 dipendenti che producono rifiuti speciali.Dal 15 dicembre 2025 al 13 febbraio 2026: obbligo per tutti gli altri produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi.Queste scadenze garantiscono un passaggio graduale al nuovo sistema e consentono alle aziende di adeguarsi progressivamente. Ogni soggetto interessato deve assicurarsi di rispettare le tempistiche previste per evitare sanzioni e non compromettere la gestione della tracciabilità.Se gestire l’iscrizione al RENTRI vi sembra complicato, potete affidarvi a Arcobaleno Servizi, esperti nella consulenza per la gestione dei rifiuti. Il nostro team vi guida in ogni fase, dall’iscrizione alla gestione operativa, garantendo conformità normativa e riducendo rischi di sanzioni: contattaci!
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Smaltimento rifiuti pericolosi: guida completa per una gestione sicura e conforme
Il corretto smaltimento dei rifiuti pericolosi è essenziale per garantire la sicurezza ambientale e la salute pubblica. Questi rifiuti, caratterizzati da proprietà che possono essere dannose o nocive, richiedono una gestione e uno smaltimento specifici per prevenire rischi e contaminazioni. In questo articolo, esploreremo cosa sono i rifiuti pericolosi, le normative che regolano il loro smaltimento e le migliori pratiche per una gestione sicura e conforme. Cosa sono i rifiuti pericolosi?I rifiuti pericolosi sono quei materiali di scarto che, per le loro caratteristiche chimiche, fisiche o biologiche, possono causare danni alla salute umana o all'ambiente. Tra questi troviamo:sostanze tossiche - rifiuti contenenti sostanze che possono causare avvelenamenti o altre gravi problematiche di salute;sostanze infiammabili - rifiuti che possono facilmente prendere fuoco, come solventi;sostanze corrosive - materiali in grado di danneggiare il materiale organico e inorganico con cui vengono a contatto, come acidi e basi forti;sostanze reattive - rifiuti che possono reagire in maniera pericolosa con altre sostanze, creando esplosioni o emissioni tossiche.Esempi comuni di rifiuti pericolosi includono batterie esauste, vernici e solventi, pesticidi e materiali contenenti amianto. La loro gestione deve avvenire con estrema cautela e secondo precise normative per minimizzare i rischi.Normativa sullo smaltimento dei rifiuti pericolosiLa gestione dei rifiuti pericolosi è regolata da normative sia a livello nazionale che europeo. In Italia, il riferimento principale è il Decreto Legislativo 152/2006, conosciuto come Testo Unico Ambientale, che stabilisce le linee guida per la gestione dei rifiuti. Questo decreto stabilisce le modalità di classificazione dei rifiuti pericolosi e la necessità di identificare chiaramente le loro caratteristiche, regola le procedure di trasporto, trattamento e smaltimento, specificando le attrezzature e le tecniche da utilizzare e impone obblighi di registrazione e monitoraggio per garantire la tracciabilità dei rifiuti e la conformità alle norme.A livello europeo, la Direttiva 2008/98/CE fornisce una cornice legislativa per la gestione dei rifiuti, inclusi quelli pericolosi. Questa direttiva promuove il recupero e il riciclaggio dei rifiuti, oltre a stabilire criteri per la loro classificazione e gestione.Come smaltire correttamente i rifiuti pericolosiUna gestione adeguata dei rifiuti pericolosi implica seguire procedure rigorose. Ecco alcuni passaggi chiave:Identificazione e classificazioneIl primo passo è identificare e classificare i rifiuti in base alla loro pericolosità. Utilizzare le schede di sicurezza e le etichette per determinare le caratteristiche specifiche e i rischi associati.Imballaggio ed etichettaturaImballare i rifiuti in contenitori appropriati e sicuri, seguendo le normative per l'imballaggio di materiali pericolosi. Ogni contenitore deve essere etichettato chiaramente con le informazioni sui rischi e le precauzioni da adottare.TrasportoIl trasporto dei rifiuti pericolosi deve avvenire tramite mezzi autorizzati e conformi alle normative (ADR). È importante garantire che i veicoli utilizzati siano equipaggiati per gestire il rischio associato ai rifiuti trasportati.SmaltimentoAffidarsi a impianti di smaltimento certificati e autorizzati per il trattamento e la distruzione dei rifiuti. Gli impianti devono essere dotati di tecnologie adeguate per trattare i rifiuti pericolosi in modo sicuro e rispettare tutte le normative vigenti.Smaltimento rifiuti pericolosi in contesti specifici In alcuni settori, la gestione dei rifiuti pericolosi richiede ulteriori precauzioni e procedure specifiche:aziende chimiche: questi ambienti gestiscono rifiuti chimici complessi e pericolosi, necessitando di misure speciali per il loro imballaggio, trasporto e smaltimento;ospedali: gli ospedali producono rifiuti sanitari, inclusi materiali infetti e sostanze chimiche pericolose;laboratori: i laboratori trattano rifiuti chimici e biologici che richiedono una gestione altamente specializzata. Arcobaleno Servizi è pronta ad assistervi nella gestione e smaltimento dei rifiuti pericolosi con soluzioni sicure e conformi alle normative. Contattateci per una consulenza personalizzata.
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